La rossa Alhambra
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La rossa Alhambra

Mentre il sole tinge e riscalda la pelle tra le vie di Granada, su La Sabika, un’altura in lontananza, si abbronza l’Alhambra. La osservo desiderosa di imbattermi in un viaggio inusuale e presto mi accingo a superare le sue alte mura rosse.
L’Alhambra è il simbolo della città di Granada, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco insieme ai Giardini del Generalife.

Alhambra è una parola araba (الحمراء) che vuol dire “la rossa” ed il suo nome intero era Qalʿat al-ḥamrāʾ cioè “Cittadella rossa” si suppone per il suo colore, in particolare, per il colore delle mura.

Questa medina (una vera e propria città murata) era autonoma rispetto alla città di Granada. Al suo interno vi era tutto ciò che occorreva agli emiri arabi che la abitavano: palazzi, moschee, scuole, botteghe.

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Passeggiare tra gli edifici, i giardini e le stanze di questo posto magico è un’esperienza unica perché sembra di essere immersi in uno scenario fiabesco e ricco di slancio artistico.

I giardini sono ricchi e curati, lo stile marocchino è forte e ti avvolge in un’atmosfera densa di ispirazione. I colori della luce penetrano attraverso i ricami delle pareti creando ombre calde.

Un paradiso non sarebbe potuto essere rappresentato meglio se non dall’Alhambra di Granada!

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La storia

Un certo Muḥammad ibn Naṣr – più semplicemente conosciuto come Naẓar – nel 1238 fece il suo ingresso a Granada per occupare il Palazzo del Gallo del Vento. Egli era chiamato al-Ḥamar, “Il Rosso” per via della sua barba rossiccia e fu il fondatore della dinastia nasride del Sultanato di Granada.

Eh sì perché l’Andalusia, la regione a sud della Spagna che è separata dal Marocco dallo Stretto di Gibilterra, era una terra abitata dai musulmani ma anche dai cristiani.

Muḥammad ibn Naṣr entrò trionfatore a Granada accolto come un vincitore dalla popolazione che urlante pare dicesse “Benvenuto al vincitore per la grazia di Dio” in arabo “marhaban li-l-Nāṣir”, a questa esclamazione egli rispose “Non v’è altro vincitore se non Dio” in arabo wa lā ghālib illā Allāh” quest’ultimo è il motto dello stemma nasride ed è scritto in tutta l’Alhambra.

Il 1492 non fu solo l’anno della scoperta dell’America ma sancì la conquista di Granada dei Re Cattolici e così l’Alhambra divenne il palazzo reale dei re di Spagna salvando così la medina dalla distruzione dei monumenti islamici durante la “Reconquista”.

Lo splendore dell’arte andalusa è racchiuso totalmente nell’Alhambra in tutti i suoi 100.000 mq di superficie.

Nel 2011 gli è stata dedicata una moneta commemorativa da 2 euro dalla zecca spagnola.

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Gli edifici

La Alcazaba era la zona militare, centro di difesa e sorveglianza dell’Alhambra è  la parte più antica del complesso. Un complesso di palazzi chiamati Palacios nazaríes (Palacio de Comares e Palacio de los Leones) avevano funzioni sia amministrative che private, oltre ad essere sede della corte. All’interno di questi palazzi, le stanze lasciano una dopo l’altra col fiato sospeso immaginando la vita al loro interno.

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L’appartamento dell’Imperatore venne costruito per far trascorrere a Carlo V il suo viaggio di nozze a Granada. El Peinador de la Reina” invece è una torre araba – “Abū l-Ḥajjāj” è il nome originario –sede delle feste del Sultano. Il nome venne cambiato quando l’inquilina divenne Isabella di Castiglia. Abbiamo infine il Patio de la reja o de los Cipreses  e i Bagni. Il Bagno per i musulmani è un luogo essenziale per la quotidianità. La struttura riprende le antiche terme romane e si estende per tre sale: lo spogliatoio, quella dei massaggi e quella del vapore.

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Visitiamo poi la residenza dell’imperatore Carlo V. Ci imbattiamo nel Convento di San Francesco sede del Parador de Granada, un albergo di lusso gestito direttamente dallo Stato. L’edificio era una casa nobiliare del periodo arabo, in seguito donata ai Francescani che la trasformarono nel primo convento cristiano di Granada. Abbiamo infine il Secano, un’area sottoposta a scavi per risalire al quartiere popolare degli antichi abitanti musulmani della città e poi ci sono le Torri. Non tutte le torri sono visitabili e di alcune è stato rinvenuto ben poco. La Torre de la Infantas è quella che mostra lo stile di vita degli abitandi di al-Andalus e delle loro comodità.

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