INDIA: viaggiare facendo volontariato
Cosa ti ha spinto ad andare in India con una missione piuttosto che con un tour operator?
Parlaci della tua quotidianità in India.
La routine di quel periodo è stata totalmente diversa da quelladi una vacanza. La sveglia era alle 5 del mattino insieme ai bambini dell’orfanotrofio. Quell’ora era perfetta per farsi una doccia fresca e fare in modo che i bambini fossero vestiti e lavati pronti per scuola. Alle 7 si faceva colazione tutti insieme seduti per terra in modo ordinato. L’autobus per la scuola arrivava intorno alle 8 del mattino e i bambini più piccoli che rimanevano in orfanotrofio iniziavano la scuola.
Subito dopo il pranzo e dal momento che faceva molto caldo nelle prime ore del pomeriggio, molto spesso trovavo una zona d’ombra per riposare o leggere.
Alle 16 ritornavano i bambini più grandi da scuola ed era ora di fare il bucato, ascoltare i racconti di scuola e fare i compiti. Non c’era molto da fare dopo cena e la TV si accendeva solo durante il fine settimana quindi le luci all’orfanotrofio si spegnevano alle 20.
Alcuni pomeriggi sono riuscita a liberarmi dagli impegni quotidiani e visitare la città con altri volontari che erano in zona.
Entrare in contatto con questo aspetto così intimo della cultura locale che cosa ti ha fatto pensare e come ha arricchito il tuo viaggio?
Questa esperienza mi ha fatto riconsiderare le cose importanti della vita ed avere un così detto “reality-check”. Quando si vive in grandi città come Londra un po’ si perde il contatto con la semplicità della vita e questo viaggio mi ha aiutato a riassestare le mie priorità. Mi ha fatto capire che davo per scontato molte cose e che invece non sono così in altre parti del mondo.
Credi che possano farlo tutti? Come organizzare un “viaggio” di questo tipo?
Non credo sia un esperienza per tutti. Penso che ci vuole un grande coraggio e una grande umiltà per abbracciare appieno la cultura indiana senza pregiudizi, senza preconcetti e sopratutto senza cercare di imporre il proprio modo di pensare ma cercare di accettare gli usi e costumi di quel posto.
Ricordo ancora i primi giorni della mia esperienza ho visto cose che non credevo fossero possibili e mi sono sentita piena di rabbia, non potevo sopportare quello che vedevo accadere intorno a me. Chiamai il mio supervisor e riversai tutta la mia rabbia in quella conversazione. Quando mi calmai, lei fece un respiro profondo, come rassegnato e mi disse:
“Pensavi davvero di venire in india per 2 settimane e portare i tuoi usi e costumi occidentali? Prima di iniziare a giudicare, devi vivere la cultura indiana, devi pensare e agire come un indiano. Solo a quel punto puoi decidere se ti piace o no”.
Per quanto riguarda l’organizzazione, io sono stata fortunata a trovare una organizzazione di volontariato su internet che organizza questi viaggi si chiama Project Abroad. Mi ricordo che andai a uno degli “Open day” che organizzavano a Londra. Ho avuto cosi modo di parlare con volontari che avevano fatto questa esperienza prima di me e domandare qualsiasi cosa mi preoccupasse. Mi hanno seguito durante tutto il percorso, prima durante e dopo il viaggio ed è stato rassicurante avere qualcuno su cui poter contattare in qualsiasi momento.
Perché hai scelto l’India?
Cosa ti ha stupito di questo viaggio e dei luoghi che hai visitato e cosa ti ha lasciato l’amaro in bocca?
Qual è stato il momento più bello di questo viaggio?
Il momento più bello è stato quando ho tirato fuori la macchina fotografica ed ho iniziato a fotografare tutti nell’orfanotrofio.
Si respirava un aria allegra ed emozione. Tutti in fila a mettersi in posa da soli, con il migliore amico e via…una foto dopo l’altra. E poi il guardare la tv insieme, io al centro e 5/6 bambini intorno a me a prendersi le coccole.
Rimarranno sempre nella mia memoria i loro sorrisi e i loro volti. Spero di ritornare un giorno e spero si ricordino di me così come io di loro.
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